martedì 6 dicembre 2011

L'uomo nero

Appuntamento con il Writing Tuesday   di  Silbietta di INTERNO 105.

Angoscia




…..Ninna nanna ninna-o,
questa bimba  a chi la do,
la darò all’uomo nero ,
che la tiene un anno intero…….


Accadde tanto tempo fa…
non posso dirvi con precisione l’ora e il giorno perché  francamente non li so nemmeno io,
ma se è vero ,
che non posso dire con precisione il QUANDO ,
posso provare a raccontare, il COME.
La prima cosa che mi ricordo ,
con assoluta certezza, è che lei non lo aspettava,
non lo aspettava e, come tutte le bambine, ne aveva sempre avuto timore.
Lui suonò alla sua porta proprio quella mattina .
Lei fu costretta ad aprire  e a farlo entrare nella sua casa e nella sua vita.
Non sapeva sarebbe arrivato ,
Non sapeva sarebbe rimasto,
ma soprattutto , non poteva se , e quando se ne sarebbe andato.
Senza essere stato invitato a farlo, lui si appoggiò alla porta della cucina e non disse niente .
La guardò solamente .
Lei guardò lui.
Vide questa creatura immensa,perfida,con muscoli tonici e apparentemente indistruttibile.
Due occhi del color della  bile la fissavano con supponenza .
Studiò per un attimo il suo volto e si soffermò su una fila di denti gialli e sporchi .
L’uomo nero portava dei vestiti scuri e lacerati in più punti e lasciava al suo passaggio un odore nauseante di zolfo misto a sudore.
Con l’aria di chi parte in netto vantaggio su tutti la guardò con una scintilla di odio nel profondo dei suoi occhi gialli le disse:
“ Mi dispiace per te , ma io resto qui..."
“E per quanto tempo?” chiese lei .
“Chissà, forse per sempre e comunque fino a quando mi andrà ” ,
rispose secco l’uomo nero.
Lei si sentì sopraffare dall’angoscia , angoscia che non l’avrebbe mai abbandonata nei mesi a venire.
Lui si versò da bere ,
Si accese una sigaretta e aspirò una boccata di nicotina .
Sghignazzò soddisfatto e si accomodò sulla poltrona come un ospite sfacciato e indesiderato che ,
nonostante le volontà contrarie del padrone di casa ,si sarebbe trattenuto fino a quando lo avesse ritenuto necessario.
Io me lo ricordo solo dai racconti di lei , ma per fortuna non sono mai riuscita a vederlo dal vero.
Mi raccontava le cose orribili che lui le faceva e come lei cercava di ribellarsi .
Lui la obbligava a stare a casa,
Lui non voleva che lei andasse a lavorare,
Lui non voleva che lei uscisse con gli amici ,
Lui voleva che perdesse i capelli e la forza in se stessa,
Lui voleva che i suoi occhi verdi non sorridessero più.
Lei doveva stare solo con lui senza ribellarsi ai suoi voleri…
Se si ribellava , stava male fisicamente, ogni giorno peggio del precedente …
Ma lei si ribellava lo stesso,
A volte, dalla poltrona dove lui  passava gran parte delle sue giornate la fissava ,
e sghignazzando le diceva
“Così ti riposi per andare a cena fuori con i tuoi amici stasera è?
Sicura che ce la fai?
Io credo proprio di no…
io credo che anche stasera dovrai restare a casa ….. “
E rideva,rideva , consapevole di vincere ogni giorno su di lei…
Convinto di schiacciarla sempre di più.
Ma lei non si arrendeva, e combatteva ogni giorno le sue piccole battaglie.
A volte vinceva, altre volte lui prendeva il sopravvento.
I giorni passavano e le cose restavano solo apparentemente uguali.
Lei era sempre più stanca,
le forze per combattere si stavano affievolendo e sembrava che l’epilogo fosse scontato…
Ma a volte riusciva ad uscire un po’,
a vedere gli amici,a condividere questa guerra con loro e le forze miracolosamente tornavano.
No, non l’accettava di perdere, avrebbe combattuto fino a che avesse avuto fiato in corpo.

Avrebbe continuato a sfidarlo ogni giorno
Anche se lui ogni giorno avesse riso dei suoi tentativi di combatterlo, 
lei sarebbe andata avanti.

Un giorno d’estate, rientrando in casa , allo stremo delle forze fisiche ,
ma con la sua solita volontà d’animo entrando in salotto lo vide ,
e per la prima volta dopo tanti mesi le  parve diverso…
Se ne stava seduto sulla solita poltrona,
con i soliti occhi gialli e l’aspetto spettrale,
ma sembrava meno minaccioso.
Lo osservò attentamente , le sembrava stanco, provato.
Si convinse che tutta la forza che lei usava per combatterlo,
indeboliva anche lui.
Si rese conto che anche per lui era dura resistere agli attacchi di lei.
Capì finalmente che lui non era invincibile come voleva far credere.
Quella mattina capì che forse , ce la poteva fare.
I giorni passavano,i capelli ricrescevamo e le forze pian piano tornavano .
Ogni giorno guardava l’uomo nero sul divano,
lui voleva uccidere la sua voglia di vivere ,
ma la grande forza di lei stava finendo per uccidere lui.
Lo vedeva sempre più debole,sempre più piccolo..
I forti muscoli che aveva all’inizio erano diventati sottili e deboli,
gli sporchi denti gialli erano caduti tutti e lui non sogghignava più.
I suoi orrendi occhi verdi bile non brillavano più con la stessa malignità.
L’uomo nero la guardava cercando di incuterle il timore dei mesi passati ma lei gli passava davanti fiera e lo ignorava.
Non lo sfidava,
non lo derideva come lui aveva fatto con lei.
Si limitava e guardare avanti e proseguire per la sua strada.
Lui era così forte perché si nutriva di lei,
della sua forza ,
senza di lei ,
senza la sua energia,
senza la sua grinta lui non era nulla….
Finalmente una mattina , lei si alzò dal letto ,
si sentiva meglio, aprì la finestra e c’era il sole.
Respirò l’aria fresca della mattina,
si preparò un caffè e si diresse verso la poltrona dove da ormai tanti mesi sedeva l’uomo nero…
Entrò nel salotto ma lui non c’era più.
Non aveva lasciato tracce della sua subdola presenza ,
come solo i vili sano fare,
aveva abbandonato il teatro della battaglia nella notte , senza una parola .   
Un sorriso le increspò le labbra e finalmente capì che era finita.

Lui se n’era andato.
Lei aveva vinto. 
E con lei, tutti noi. 
S. 



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